Marzo 2020 – Aprile 2020

Ferme a casa, per giorni e giorni, finchè non si torna a respirare.
A casa si, ma ferme noi non ci sappiamo stare.
In queste giornate infinite scopriamo di avere un sacco di tempo, tempo per pensare per osservare per creare, non è male no?

Non ci siamo più abituate.

Da adesso cercheremo di comporre un nostro diario, con immagini della nostra (nuova o rinnovata) quotidianità.
Ri-osserviamo insieme ciò che guardiamo tutti i giorni, re-impariamo a raccontare quello che viviamo e a farlo con le immagini.

Anche da casa, continuiamo a viaggiare! 🌍

Un diario però è più bello se lo si fa in tanti, noi siamo 7 e uniremo le nostre giornate in un unico diario! 

Anna, Claudia, Francesca, Giada, Laura, Marta e Mattia

Ammodo Studio

Fase 1.

Una nuova quotidianità.
Tutto è diverso, la nostra vita non è più la stessa e forse anche noi siamo un po’ cambiati..

Roma.

Emozioni confuse.

Fase 2 .

Sarà un lento ritorno alla normalità?

Claudia Rolando

Dentro i confini.

Ci agitiamo accecati dalle nostre paure, ci affidiamo ormai solo al nostro bisogno di stabilire nuovi confini, nuovi nemici, certezze solide e invalicabili. Questo ci fa sentire protetti, sicuri del nostro controllo sul mondo, anche quando tutto sembra essere immerso nel caos.
E poi arriva un virus, che appaga il nostro bisogno di un nemico da additare, di nuovi confini da alzare, un via libera per le nostre paure.
Qual è il prezzo? siamo costretti a riconoscere la nostra fragilità.
Che cosa è una società che non ha altro valore che la sopravvivenza?

Suspended.

Basta chiudere gli occhi e pensare di volare.

Giorno 34. sento i piedi incollati a terra, non si muovono, trattengono il fiato. Eppure mi sembra di non riconoscere più su cosa poggiano. in questa lunga pausa dalla vita, in questo silenzio, mi chiedo dove cammineranno i miei piedi domani. Forse, potrebbero saltare in aria e volare via.

Suspended.

sospesi in un tempo senza passato né futuro. non siamo neanche in grado di immaginarlo, mi fa venire la nausea. In questo tempo presente mi osservo con occhi diversi. Cosa vedo? Non ho risposte, a questo vuoto di significato. Mi chiedo solo cosa cambierà ora.

Giada Cicchetti

Surreale normalità.

Oscillazioni repentine e improvvise, stati d’ansia, paura, rabbia. I nostri nervi scoperti sono toccati. Sbalzi d’umore derivanti da questa nuova esperienza caratterizzano le nostre giornate. Dolore, eccitazione, tristezza, divertimento, rabbia, felicità, disorientamento, malinconia, paura.

L’incertezza della vita, la sua inspiegabile stranezza, la condizione di precarietà umana.
Siamo fragili e caduchi, uomini liberi nel chiuso della propria stanza, in questo spazio sospeso di tempo.

Ed ho paura. Paura di una mancanza, di un vuoto, di un silenzio troppo lungo. Cerco qualcosa che possa tener viva la speranza, un raggio, una luce. Ci provo. Ma ho paura.

Il surreale lentamente diviene normalità.
Attorno il silenzio, la quiete, l’oblio.
Le luci, le ombre, i riflessi che ci circondano ci ricordano che la natura continua il proprio corso.
Noi fermi.

Noi così piccoli, fragili e indifesi.
Costretti ad affrontare condizioni disumane e crudeli nella piena solitudine.
Soli.

Quel che c’è fuori dalla mia finestra ormai è così chiaro e inciso nella mia mente. Lo fisso, lo guardo, rifletto, immagino. Quel che vedo fuori dalla finestra è quel che mi manca: occhi, sguardi, sorrisi.

Francesca Fiore

Luci calde a Trastevere.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?» Marco 4, 35-41

Le nostre vite sono quelle degli altri.

Guardarsi dentro.

Anna Di Paola

Fragile. Maneggiare con cura.

È come se volessimo bloccare e fermare tutto ciò che c’è lì fuori, per avere la possibilità di non perdere nessun tramonto, nessuna persona o nessuna primavera. Ma purtroppo adesso bisogna abitare la terra del forse, del possibile, delle sfide, bisogna lottare per compiere ciò che si è, nello stretto spazio che ci è dato.

La terra del forse, quella che stiamo abitando, non è di certo come me l’aspettavo.

Ha sradicato quello che di più profondo e intimamente radicato avevo.

Come se dovessimo rigenerarci, crescere nuovamente, rialzarci.

Marta Ferro

L’armonia dei colori spenti.

Alterno momenti di euforia e gioia a momenti di tristezza ed angoscia che mi fanno cadere in un abisso, dal quale però pian piano risalgo. Ogni giorno sembra identico a quello precedente: cupo, grigio, piatto. Ma è realmente così? Senza rendercene conto ora più che mai stiamo intensamente, pienamente e totalmente VIVENDO.

Il giorno e La notte.

L’armonia dei colori spenti. Respirare senz’aria.

Vivere con noi stessi. Sopravvivere a noi stessi. Non ci sono distrazioni, non ci sono illusioni, ci siamo noi. E basta.

L’armonia dei colori spenti . Error de contacto.

Faltan los abrazos. Faltan los besos. Faltan las caricias. Lo que falta mas son los simples gestos de amor. Estamos solos juntos.

Anche a primavera cadono le foglie.

Il susseguirsi del tempo lo si percepisce  attraverso la natura che inizia a mostrare le sue fioriture

Nuove vite ci attendono li’ fuori.

Ma dentro tutto è fermo, inalterato, ghiacciato.

Ed io attendo.

QUELLO CHE VEDO

Immagini, sensazioni e parole che percepiamo tutti i giorni. Una confusione di notizie che non abbiamo il tempo di metabolizzare, ma che inconsciamente la nostra mente continua ad elaborare, creando immagini associative e del tutto personali. Tutto è, al contempo, apparentemente chiaro, ma intrinsecamente caotico.

Credits image: L’Espresso

Mattia De Nittis

Strade.

Roma, 11/03/20; Caos. Le informazioni ci portavano ad avere paura, intorno a noi era tutto disordine, ma perché? Cosa stava succedendo? Giorno dopo giorno abbiamo iniziato a temere quelli come noi, a guardarci con diffidenza, fino a che quelli come noi, così spaventosi, a un metro di distanza sembravano lontanissimi.

Roma, 25/03/20; Distanti ma vicini. Oggi sappiamo quello che sta succedendo, non c’è più spazio per speculazioni. Le nostre vite, distanti le une dalle altre, procedono dritte e consapevoli. Ora siamo fermi qui, nel presente e cerchiamo di guardare in avanti: a breve saremo ancora più vicini percorrendo una strada unica.

Senza alcuna distanza.

In questi giorni di una malinconica quarantena, rispolveriamo vecchi negativi fotografici.
Con la speranza e la consapevolezza che torneremo ad abbracciarci, a toccarci e respirarci. Restiamo lontani oggi per stringerci più forti domani.

Maria Laura Cicero