Da bambina ho sempre creduto che la donna fosse quella cosa il cui scopo non si allontanasse
mai dal dire ‘’si’’ e rimanere in silenzio durante le partite di calcio.
Sono figlia di una donna che nel 2019 ancora chiede al marito quale partito votare alle elezioni.
Spero mia madre non legga mai, ma i miei limiti e le mie insicurezze in quanto donna sicuramente
in buona parte gliele accuso.
Una donna Pugliese, bellissima, che forse non si è mai davvero guardata allo specchio per vedere
quanta bellezza avesse addosso;
Venuta a Roma si è accontentata del primo uomo che le è capitato tra le mani e tutto questo mi
ha sempre suscitato la certezza che lei non avesse nemmeno vagamente idea di quanto valesse.
In fondo non posso accusarla davvero per quella che è o che è stata, sono certa che non è colpa
sua, ma di qualcuno che l’ha fatta sentire troppo poco; l’unica colpa che le posso dare è di non
essere stata abbastanza forte e di aver fatto lo stesso errore subito, a me.
Sia nel rapporto con mio fratello, sia nella relazione che potevo avere con qualsiasi amico
maschio, mi ha sempre messa su un piano di inferiorità mentale e potenziale.
Era sbagliata anche solo l’idea che io volessi studiare tanto che dopo il liceo per sfinimento ho
accettato di fare una scuola di parrucchieri (interesse mai avuto), per non sentirla più.
Per fortuna sono nata con i piedi di piombo e quando una sensazione sfarfalla nel mio stomaco la
devo ascoltare.
Ed ora eccomi qui, a 24 anni al primo anno di Università.
Ho tante battaglie da combattere in casa; sono stata lasciata dopo 4 anni di relazione dal mio
ragazzo da mesi ormai e ogni sera mi sento dire che se mi faccio vedere dalla gente vicino a dei
ragazzi mi danno della puttana e rimarrò sola.
Sono fortunata.
Sono fortunata perché so che queste parole sono vere solo nella testa di chi ha paura di vivere e
non riesce ad accettare se stesso.
Mi piacerebbe dire che ho trovato la mia voglia di cambiare qualcosa nella società in qualche libro
o nell’incontro casuale con un estraneo mandato dal cielo, ma non è così.
Sento di avere il fuoco dentro e di poter fare davvero qualcosa di concreto, ma solo perché ho
lottato per anni con un abbandono.
Non ho ricordi di mio padre; mia madre quando avevo 12 anni si è risposata e oggi mi piace dire
che suo marito lo considero come un padre, e in fondo è vero, ma è anche vero che so che quel
buco lo avrò per sempre, perché ho odiato e amato allo stesso tempo una figura (assente) come
quella di mio padre.
Odiato perché ancora oggi non mi capacito di come sia possibile abbandonare un figlio;
Amato perché so che nessuno mi potrà mai fare più male di quanto non me ne abbia fatto lui e mi
sento così forte da poter spostare una montagna, perché quindi non aiutare a cambiare qualcosa
in questo mondo così sporco?
Non credo che le donne debbano fare qualcosa per riuscire ad integrarsi nella società.
Io credo che così come l’uomo ha la possibilità di fare e pensare quello che vuole,
la donna deve esattamente fare quello che sta facendo.
Farsi vedere, imporsi, RIDERE.
L’unica cosa che sicuramente bisogna evitare di fare è tornare indietro. Anche se è faticosa
questa marcia verso la vera uguaglianza, anche se il traguardo sembra sempre più lontano ogni
passo fatto, la terra che lasciamo dietro deve frantumarsi in un burrone.
Nel rispetto di tutte coloro che hanno perso la vita per questa lotta, oggi ci accusano di perdere la
dignità, ma se l’abbiamo conquistata è grazie a quel sangue.
Per me la donna OGGI è.
Oggi esiste.


Giorgia, 23 anni.

Ph. Mattia De Nittis