IO SONO

Chiediamoci cosa vuol dire essere una donna per ognuna di noi. Una risposta collettiva non è possibile. Domanda aperta che non può e non deve trovare consensi”

Cecilia Beretta

INTRODUZIONE

Credo che non esista una sola idea, un unico significato attribuibile all’essere DONNAma credo che quello che ognuna di noi vuole dare, sia quello giusto. Tanti significati, mai del tutto uguali.

Ho deciso di portare avanti questo progetto perché sono sempre stata affascinata dal fotografare Il corpo e i volti delle donne, insieme a ciò che esse riuscivano a trasmettermi e a quello che io riuscivo a catturare dai loro sguardi.

Come siamo cambiate durante tutti questi anni, dalle prime rivoluzioni degli anni Settanta ad oggi? Siamo consapevoli di quello che sta accadendo, dei mutamenti che stiamo apportando alla società, siamo consapevoli di quello che ognuna di noi è? 

Nel mio progetto ho interrogato le donne del nuovo millennio che non hanno vissuto in prima persona le rivoluzioni degli anni Settanta, ma che sono nate in un’epoca più “emancipata”, anche se non del tutto, per cercare di capire chi è la donna oggi e racchiudere alcuni dei tanti significati che le donne stesse attribuiscono. Tante sfaccettature di una donna che non può essere categorizzata sotto un semplice genere.

Ho creato una sorta di “diario delle donne” che mostra non solo la parte più esterna, quella più superficiale che è il corpo, ovvero la prima cosa che percepisci di una persona, ma assieme ad esso ho avuto la necessità di approfondire e scavare all’interno di ognuna di loro, cercando di capire quale fosse il loro pensiero, la loro natura e le loro necessità.
Mi è sembrato quasi strano come ognuna di loro avesse dei racconti e dei pensieri così diversi ma allo stesso tempo simili.
La maggior parte delle ragazze coinvolte nel mio lavoro erano delle sconosciute per me ed io per loro, ed è incredibile come siano riuscite ad aprirsi in maniera pura e sincera: io ero il loro diario.

Ho deciso di utilizzare lo stesso schema di luce, stesso sfondo ed il bianco e nero per tutti i ritratti, perché voglio che lo spettatore non sia condizionato o distratto da altri fattori, ma che si lasci trasportare dal semplice ritratto e ciò che esso, con tutta la sua potenza, riesce a comunicare. 

Ho incontrato tante ragazze, tutte diverse ma con la stessa voglia di cambiare le cose e di dire: “Io sono questa”.

Io Sono è il titolo del mio progetto, perché chi vi ha partecipato si è mostrata per quella che è, senza filtri, senza nascondersi, senza aver paura di essere se stessa.

Io Sono perché la maggior parte delle donne che guarderà queste foto si riconoscerà e dirà: “Anche io sono così”.
Nella nostra imperfezione siamo tutti uguali.

Nessuno ci ha mai interrogate realmente, nessuno ci ha mai chiesto cosa ne pensiamo perché, prima degli altri, siamo noi stesse a doverlo fare.

La donna, che nell’immaginario collettivo patriarcale è sempre stata considerata un corpo che serve ad abbellire una scena, che è “l’altra”, che viene inclusa per differenza, che dipende dall’uomo, che subisce ancora innumerevoli soprusi, oggi chi è?

Cercherò di rispondere a questa domanda attraverso i pensieri delle donne comuni e una serie di ritratti, accostati a particolari di alcune parti del loro corpo che spesso sono in conflitto con l’immagine che i media vogliono portare in scena e per i quali molte di loro provano disagio, mentre altre sono riuscite ad accettarli e a sentirsi belle nella loro imperfezione.

Particolari che per qualche sorta di ragione impostaci dobbiamo nascondere perché non rispecchiano i canoni di bellezza stabiliti da altri.
E perché dovremmo seguire un modello di donna che non è reale e che non ci rispecchia?

Un progetto fotografico di Mattia De Nittis