Ad essere sincera il mio pensiero sulla donna è rimasto invariato sin da quando ero bambina,
poiché ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia in cui la parità dei sessi era alla base di tutto.
Ricordo i tempi dell’asilo quando non trovavo mai i miei genitori fuori da scuola ad aspettarmi, ma
tornavo a casa ed ero io ad aspettare loro che tornassero dal lavoro.
La società in cui sono cresciuta invece spesso mi ha portata a pensare che la mia famiglia fosse
diversa da tutte le altre, quasi tutte le mie amiche avevano le mamme casalinghe, che si
occupavano solo della casa e della famiglia, alcune di loro per scelta propria, altre per volere dei
loro mariti.
Crescendo ho iniziato anche a capire quello che io, da donna, avrei voluto fare nella vita ed ora
sono fermamente convinta che la famiglia che vorrei per il mio futuro è proprio come la mia.
Il rapporto con il mio corpo non è mai stato stabile, ci sono giorni in cui mi piaccio tanto e altri in
cui cambierei tutto di me.
Di conseguenza sono piena di insicurezze, ma allo stesso tempo sono sicura di me stessa.
La mia insicurezza più grande è scaturita dal mio peso, da quello che ricordo sono sempre stata
più generosa di forme rispetto alle altre ragazze. Quando ero più piccola, intorno ai 12/13 anni,
ero terrorizzata dal mio aspetto fisico, ho fatto di tutto pur di migliorarmi, ma purtroppo con scarsi
risultati.
Per fortuna crescendo ho imparato ad accettarmi ma soprattutto a piacermi per quella che sono.
Il mio punto debole è la cicatrice, anzi la mia cicatrice preferita.
E’ diversa da tutte le altre che ho ed ha una storia così strana…
È con me da quasi quattro anni ormai.
Non dimenticherò mai la rabbia e la paura della prima volta che l’ho vista, mi sono rifiutata di
guardarla per i primi mesi, poi un anno dopo ho deciso di renderla ancora più particolare ed unica
con un piccolo tatuaggio, da lì in poi è passata da essere una grande insicurezza alla mia più
grande forza.
Adesso sono molto fiera della mia cicatrice, mi piace mostrarla e mi piace raccontare la sua
storia, rappresenta per me adesso una vittoria, anzi due, la prima è la forza con cui ho affrontato
quel brutto intervento e come ne sono poi guarita, la seconda è come ho trasformato la mia più
grande sconfitta in orgoglio.
Molto spesso le parole dei miei coetanei e i loro gesti nei confronti delle donne hanno suscitato in
me una voglia matta di urlare al mondo che noi donne siamo esseri umani come loro e non seno e
sedere pronti a loro piacimento.
Se potessi cambiare qualcosa nella nostra società, partirebbe dall’istruzione.
Rendere tutti consapevoli, uomini e donne, delle lotte che ci hanno portato fino a qui oggi.
Forse riuscirebbero in questo modo a comprendere chi eravamo ieri e chi siamo oggi e ad avere
rispetto per una donna che attraversa la strada, senza accompagnarla con il fischio.
Non penso che le donne debbano cambiare in modo eclatante i loro atteggiamenti, basterebbe
solo fare più squadra tra di noi e attaccarsi di meno. Troppo spesso siamo il nostro punto debole
ed il nostro nemico numero uno per quanto riguarda l’integrazione nella società.
L’atteggiamento che dovremmo cambiare è quello che abbiamo nei confronti di altre donne
perché diverse da noi, sia che siano troppo indipendenti o troppo tradizionaliste.
Chi è per me la donna oggi?
E’ possibilità. La possibilità di poter essere madre, casalinga, imprenditrice, senatrice, poliziotta,
modella, attrice… semplicemente donna a modo suo e come piace a lei. Nonostante molte di noi
oggi siano intrappolate nell’immagine che la società ci impone , penso che mai come nei nostri
anni la donna sia riuscita a vedersi bella e fiera in tutte le taglie e tutte le forme.


Massimiana, 20 anni.

Ph. Mattia De Nittis